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Michelstaedter, Carlo.

Poeta e filosofo italiano. Studiò prima Matematica a Vienna, quindi Lettere e filosofia all'università di Firenze fino al 1909, quando decise di tornare a Gorizia, sua città natale. Procedette alla stesura della sua tesi di laurea, ma l'anno dopo si uccise all'età di ventitré anni. La sua opera principale, La persuasione e la rettorica (postuma, 1912), fu proprio la sua tesi, mai discussa e da lui spedita a Firenze poco prima di uccidersi. L'idea di fondo che M. sviluppava nel suo elaborato proponeva una netta opposizione tra retorica e persuasione: la prima è il mezzo con cui l'uomo maschera la propria realtà, che è fatta di temporalità imprescindibile, di paura, dolore, noia e impotenza; costituisce perciò una falsa coscienza, miserabile illusione, che inganna e confonde con la parola, strumento di oppressione ideologica delle classi al potere: l'intera storia umana è una storia di inganni e di oppressione. La persuasione, al contrario, è "il possesso di sé", volontà di essere e di agire nelle cose, senza cadere nella loro lusinga, senza nascondere le proprie insufficienze dietro l'oppressione retorica. La suprema applicazione della persuasione, in quanto atto di radicale liberazione dalla servitù della parola e quindi della storia è la morte, che egli attestò con il proprio suicidio. Di questa sofferta ed eroica ricerca della verità e delle sue ardue speculazioni interiori sono espressione i suoi scritti e soprattutto le sue poesie (Dialogo della salute e Poesie, postume 1948), una sorta di diario tormentato e altamente lirico, dal linguaggio a tratti oscuro, aritmato e contorto, tutto teso a far emergere proprio dalla parola il suo senso della verità. Fu considerato un precursore dell'esistenzialismo. Un'edizione completa delle sue opere fu pubblicata nel 1958 (Gorizia 1887-1910).